Tratto da Bino Sanminiatelli, Paesaggio meccanico, Vallecchi (1992), a cura di Gloria Manghetti
Esposizioni di gatti. Basta con lo snobismo degli artisti e degli scrittori per il gatto, e cio soliti luoghi comuni a scapito del cane. I gatti s’infischiano dei loro isterici esaltatori e delle qualità metafisiche che vengono loro attribuite con panegirici e citazioni che vanno dagli Egizi a Calder e Moore… Chi veramente comunica “metafisicamente” coi gatti sono le chatteuses le proprietarie o espositrici: tipi di streghe coi capelli come peli di gatto morto, tinti sbiaditi, con le rughe impiastricciate di cipria, gli occhi grifagni, le mani adunche, gli abiti da befana, il puzzo di pipì. Se li còccolano, li coprono, li pettinano, si azzuffano, graffiano, delirano. C’è un’intesa arcana fra il gatto e la chatteuse. E gli artisti credono di capire qualcosa.
w il gatto del Meo!
Per il momento non ho le rughe e i miei capelli non sono tinti e sbiaditi.
Abiti magari non eleganti ma poco adatti all’epifania , credo.
Il puzzo di pipì..be se c’è non lo sento..forse ne sono assuefatta.